Il campo è il mondo
1. Icona evangelica
La parabola del buon grano e della zizzania
( cfr. Mt. 13,1-2.24-30.36-43)
La possiamo suddividere in quattro parti:
1) Un uomo ha seminato del buon seme nel suo campo
2) il suo nemico seminò zizzania
3) i servi dissero: “vuoi che andiamo a strapparla?” “, rispose, …
lasciate che l’una e l’altra crescano insieme fino alla mietitura
4) verranno gli angeli che separeranno il buon grano dalla zizzania
2. Che cosa dice questa parabola?
* 1. Un uomo seminò del buon seme nel suo campo
1) Colui che semina è Dio, il campo è il mondo.
Il mondo è la nostra vita, il nostro territorio, la nostra famiglia, la scuola, gli amici, la nostra comunità, l’oratorio … ( l‘elenco può continuare)
2) Dio nel campo del mondo semina il buon seme.
Dio fa solo cose buone, tutto quello che lui ha fatto è buono, ( cfr. libro della Genesi 1,12.25.31) da Dio non viene il male, ma solo il bene ...
Dio ha seminato nel campo del mondo solo del buon seme, solo cose belle e buone … Il male non viene da Dio
3) E’ importante, allora, prendere coscienza di tutto il bene che c’è.
Riconoscere i tanti doni di Dio che ci sono nella nostra vita, attorno a noi, nei diversi luoghi che frequentiamo ( famiglia, scuola, comunità cristiana, oratorio …)
È necessario far emergere il positivo, metterlo in evidenza.
Occorre coltivare uno sguardo positivo.
Tante volte, invece, ci lamentiamo e non ci rendiamo conto del bene … E nel nostro cuore non c’è la gioia, perché non c’è la gratitudine.
La gratitudine rende bella la vita …
4) Dobbiamo educare a uno sguardo positivo.
Questa lettura della situazione, dei vari campi della nostra vita è importante, va fatta bene, non in modo superficiale, occorre dare un nome al buon grano: è la vera ricchezza della nostra vita.
Questa lettura rende bella la vita, fa vivere e stare volentieri nelle diverse situazioni: fa andare volentieri a scuola, fa stare volentieri in famiglia, va vivere volentieri nella comunità, all’oratorio ….
Anche se domanda impegno e anche sacrificio
5) Nella vita è importante coltivare la gratitudine, il grazie
* 2. Il suo nemico seminò zizzania
1) Nel campo c’è il bene, ma c’è anche il male, la zizzania
Nel campo non semina solo Dio, ma semina anche il nemico di Dio.
Il nemico di Dio è il maligno.
Il maligno sono soprattutto le nostre scelte cattive, il nostro usare male i doni di Dio; è soffocare il buon seme, il bene che c’è.
Ogni nostra azione cattiva, ogni nostra scelta contro il bene che Dio ha seminato ... semina il male, la zizzania nel campo …
Allora prende forza e vita il maligno
2) Le azioni, allora, non sono indifferenti:
un’azione buona genera il bene, un’azione cattiva genera cattiveria.
Nei vari campi della nostra vita; la nostra indifferenza, il nostro disimpegno genera indifferenza e disimpegno …
Tutti noi contribuiamo a seminare con le nostre azioni o il buon seme e la zizzania attorno a noi, dove viviamo a scuola, tra gli amici, sul territorio, all’oratorio ….
3) Il male che c’è nel mondo non viene da Dio,
non è colpa di Dio, non lo vuole Dio, ma viene dalle nostre scelte sbagliate, dalle scelte sbagliate degli uomini, dal nemico.
4) Dobbiamo imparare ad essere vigilanti e responsabili del campo,
perché ogni nostra scelta, ogni nostra azione si ripercuote sul mondo, sugli altri ….. genera un clima semina o buon grano o zizzania...
3. Lasciate che la zizzania cresca insieme al buon grano ...
La zizzania deve crescere insieme al buon grano?
1) perché il bene è più forte del male. non dobbiamo avere paura.
la zizzania può essere vinta dal buon grano. Il male va vinto con il bene.
2) Nessuno è mai perduto per sempre,
c’è sempre una speranza per tutti.
3) Siamo chiamati a vincere il male con il bene,
a credere nella forza del bene, a rispondere al male con il bene ...
4. Agli angeli spetta la mietitura, il giudizio
Il giudizio su nessuno appartiene a noi: non dobbiamo giudicare.
3. Che cosa dobbiamo fare?
Per riconoscere il buon grano, il bene che c’è, per distinguere il bene dal male, il buon grano dalla zizzania dobbiamo coltivare i quattro pilastri della vita cristiana:
1) L’ascolto della Parola per comprendere il pensiero di Dio: imparare a leggere la Parola
2) i Sacramenti ( Confessione e Comunione) per vivere da Alleati di Dio: essere fedeli alla Messa della domenica e alla confessione
3) Mettere in pratica il comandamento dell’amore, la carità per vivere come discepoli di Gesù e seminare il buon grano. La carità semina il buon grano.
4) La preghiera per vivere la carità è necessario incontrare Dio. Si prega per vivere il comandamento dell’amore.
4. Come strutturare gli incontri?
Gli incontri vanno pensati e strutturati in modo vario, a secondo dell’argomento e di quello che riteniamo più opportuno, più utile.
Possono essere incontri di ascolto, di confronto, di preghiera, di testimonianza …..
5. Qualche obiettivo.
A) Costruire un gruppo
Il gruppo si costruisce solo attorno a una condivisione di valori: occorrono valori condivisi, altrimenti non si fa gruppo.
Ecco tre valori fondamentali per impostare una vita di gruppo:
1) La preghiera: Risvegliare il senso di Dio; la ricerca di Dio, l’apertura a Dio, l’interrogarsi su Dio, il rapporto con Dio … Il rapporto con Dio va vissuto in modo consapevole
2) la fraternità, la condivisione … È una condivisione che nasce e si costruisce sul cammino che si vuole fare insieme, più che sulla simpatia …
È necessario mettersi in gioco, altrimenti non nasce nessuna fraternità. Mettersi in gioco è uscire da sé, dalla propria indifferenza, lasciarsi interrogare da quello che viene detto, da quello che si fa, dalla vita degli altri. Occorre venire volentieri, non in modo passivo.
Concretamente:
È necessario ascoltare le domande vere che si hanno dentro, lasciarsi fare delle domande, altrimenti non ci si mette in gioco e non nasce nessuna condivisione
È necessario ascoltare l’altro, le domande dell’altro ha nel suo cuore; mettere l’altro nella condizione di raccontare le sue domande, quello che ha dentro, quello che di prezioso vuol comunicare. Deve essere un ascolto non sopportato, ma stupito, interessato.
È necessario trovare il coraggio di dire, di raccontare quello si pensa veramente, mettersi in gioco, non stare passivi …
È necessario lottare contro la superficialità, la banalità: la banalità non va accettata: ognuno va sempre preso seriamente, mai ridicolizzato o preso in giro ..
3) il servizio Non dobbiamo costruire dei gruppi chiusi, che penano solo a star bene loro a divertirsi: i gruppi chiusi hanno poca vita.
È, invece, necessario educare alla gratuità, a fare qualcosa per gli altri gratuitamente; a regalare un po’ del proprio tempo, soprattutto per i poveri, per chi è in difficoltà, per chi fa fatica; a mettersi al servizio del territorio, farsi carico di qualcuno
B) Un lavoro a piccoli gruppi
Il lavoro va portato avanti a piccoli gruppi. Dobbiamo dare spazio al lavoro di gruppo, più che allo stare tutti insieme.
Il piccolo gruppo permette un lavoro più personalizzato, più coinvolgente.
C) Le testimonianze
Dobbiamo dare spazio alle testimonianze
D) Far fare delle esperienze
Oltre che alle parola va dato spazio alle esperienze, come andare in monastero, partecipare a momenti diocesani, esercizi spirituale della diocesi ….
Don Enrico